“Il centuplo quaggiù”, un libro sulle adozioni nato da un’apparizione

Nato dopo un'”apparizione” in una chiesa di Roma, “Il centuplo quaggiù. Adozioni internazionali e tanta Provvidenza” è uno dei titoli della collana che “curiamo” per Berica Editrice, “UOMOVIVO – umorismo, vita di coppia, Dio”. Un libro pieno di risate e lacrime. Abbiamo fatto qualche domanda agli autori, Laura Debolini e Filippo Fiani.

Perché un libro sulle adozioni internazionali?

Laura: Perché, come dice Giovanni nella sua prima lettera, quello che abbiamo visto, sentito, sperimentato, noi ve lo annunciamo! E noi abbiamo visto, sentito e sperimentato che aprirsi al dono della fecondità, al bello di diventare genitori accogliendo un figlio che viene da lontano, aveva bisogno di essere raccontato. Troppe volte si sente solo parlare di adozione come un “problema” con un alone di tristezza e rassegnazione intorno che non fa giustizia a questi figli “che una cicogna un po’ sbadata” aveva consegnato dall’altra parte del pianeta.

Filippo: Perché l’adozione è qualcosa che fa parte della nostra vita e che farà parte della vita di sempre più persone. Dati alla mano, il rapporto tra figli adottati e figli nati sta aumentando notevolmente nonostante ci siano pressioni contro questa pratica lodevole e filantropica. Vogliamo ridimensionare il “mostro” che viene presentato e infondere coraggio a chi dovrà affrontare questo percorso, rassicurando sul fatto che le muraglie insormontabili che appaiono all’orizzonte sono solo questioni di prospettiva.

A chi vi rivolgete?

L: A chiunque voglia riflettere sul tema della genitorialità, della fertilità e fecondità di coppia. A chiunque si sente in dovere di aprire bocca sull’argomento senza saperne assolutamente nulla. Ma soprattutto a chi vuole costruire la propria famiglia aperta a quei figli che Dio vorrà donare loro e che hanno bisogno di pensare a come possono arrivare. In generale ci rivolgiamo a tutte quelle coppie che dovranno, volenti o nolenti, affrontare il tema della sterilità, viste le statistiche in aumento. Questo testo, serio ma anche ironico, vuole essere uno spunto di riflessione. Può essere anche un aiuto a chi si trova nella condizione di accompagnare i fidanzati in preparazione al matrimonio, parlando di apertura alla vita e di moralità di determinate scelte.

F: Sì, quello è il target dei lettori, ma il libro è stato scritto anche con l’intenzione di denunciare in modo soft alcune lacune del sistema e il tentativo di stravolgere la legge a favore dell’egoismo che alcuni adulti mostrano nel pensare di poter ottenere dei figli come single o come coppie dello stesso sesso. La legge tutela il minore e va bene così, è lui che deve ritrovare una famiglia integra e possibilmente stabile, né super, né menomata. Quindi il libro è stato scritto anche per gli addetti ai lavori e per i legislatori, perché capiscano che il buonismo non fa il gioco degli orfani.

Perché uno stile umoristico per parlare di questi temi?

L: Perché il serio già ce lo mettono certe facce che si incontrano durante il percorso, noi vogliamo alleggerire senza essere superficiali un discorso che altri tentano di far diventare gravoso, pesante, tanto da essere improponibile e impercorribile.

F: È umoristico perché noi siamo stati e siamo allegri, non potevamo omettere le scene realmente comiche che nonostante tutto si sono verificate in questi viaggi. Insomma le situazioni erano gravi ma non serie.

Come sta andando questa missione di coppia in giro per l’Italia? Cosa vi colpisce di più?

L: Andare in giro è una bellissima occasione per ritagliarsi un tempo per noi senza figli (il che parrebbe una contraddizione visto il tema del libro). Gli inviti stanno arrivando da tante parti, non ci saremmo mai immaginati un tale successo. Ci colpisce l’interesse che dimostrano le persone attraverso le domande che vengono fatte a ogni incontro, ci colpisce quanto questo tema sia ignorato, soprattutto negli aspetti più tecnici, e la speranza che riusciamo a dare ad alcune coppie solo per il fatto di dimostrare che “si può fare”. Spesso chi viene ad ascoltarci perché vuole intraprendere il cammino dell’adozione ha proprio bisogno di “compagnia”, di un suggerimento e il fatto che venga da noi dimostra la loro totale solitudine, almeno nell’ambito dell’adozione, quindi manca l’intervento dei servizi sociali.

F: Bene, bei viaggi, cene gratis, tanti amici e di conseguenza alcuni nemici. Stiamo entrando a pieno titolo nell’elenco degli omofobi più pericolosi d’Italia perché sosteniamo che un bimbo, a maggior ragione se abbandonato, abbia bisogno di una madre e di un padre, una femmina e un maschio. Ma era da mettere in conto, se volevamo piacere a tutti avremmo dovuto scrivere un libro sulla Nutella.

Filippo, è vero che sei apparso ai curatori della collana UOMOVIVO!? (Ciò è avvenuto lo scorso anno, in una chiesa di Roma, dove per la prima volta i Mienmiuaif videro il sig. Fiani. A dire il vero fu la cantante a vederlo per prima e disse allo pseudo chitarrista: “Ho visto Fiani”. A quel punto lo pseudo chitarrista si girò e vide anche lui il sig. Fiani. Poi la visione si trasformò in conversazione e quello fu l’inizio della fine… Nota degli intervistatori).

F: Gli altri Santi erano impegnati in una riunione sindacale riguardo i turni di lavoro (che in Paradiso sembra durino un’eternità) e c’era bisogno di dare un segno divino, tangibile, per i Mienmiuaif – noti in tutto il mondo come il duo con l’anello. C’è rimasto da capire se aver mandato me significa approvazione o disapprovazione…

L: In compenso io li ho visti (lui e signora) apparire a casa nostra! Più volte!

 

 

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