Letterina di Natale a Gesù Bambino

Come possiamo non pubblicare questa bellissima “letterina di Natale” che ci ha mandato la nostra amica Rachele Bruschi!? 🙂

Caro Gesù Bambino,

sono passati un po’ di anni dall’ultima volta che ti ho scritto. Sai, non ti scrivo per chiederti qualcosa in particolare (anche se il set di pentole in vetroceramica della Vision è una cosa fantasmagorica che ogni aspirante casalinga fashion come me desidera con ogni senso).

Tornando a noi, caro Bambinello, volevo semplicemente dirti che l’altro giorno, mentre ero in fila dal fotografo per fare delle stampe, una vecchina molto dolce si gira verso di noi e – guardando il piccolo Tommi – ci dice “che bel Natale che avete!”.

Ecco, io donna dalla lacrima in saccoccia, me la sono portata a casa questa frase e l’ho deposta ai tuoi piedi nella capanna del mio presepe. L’ho deposta accanto al giaciglio, in senso figurato eh, affinchè il calore la mantenga e non me la faccia dimenticare nelle venti volte che faccio le scale con dieci chili fra le braccia, fra gli innumerevoli pannolini e le urla disumane di un nano che mette i denti. Non me lo voglio scordare tra minestrine e brodini di carne e pupazzetti incastrati in ogni fessura del divano. Già, ecco dov’era finita la mordacchia, tra le pieghe della coperta vicino a TOrsino e TOrsone.

Io non voglio dimenticare quanto sia fortunata, sai. Perché lo so che questo pargoletto urlante è il più bel dono ricevuto. Lo capisco bene quando faccio qualche incubo in cui sogno che ce lo rubino o quando leggo di qualche tragedia al giornale, peggio… quando so di qualche madre che se lo vende o che lo porta a spegnergli la luce per sempre. Dio mio, il cuore inizia a battermi forte in petto e spesso finisco a passare la notte con gli occhi sbarrati pensando che quei piccoli Tommaso avrebbero solo bisogno che la loro mamma li stringa, gli dia qualcosa di caldo da mandare giù nel pancino e li coccoli fino a farli crollare. Avrebbero bisogno di sentirsi caldi come in quel giaciglio senza la paura irrazionale di morire.

Sono fortunata, siamo fortunati. Siamo vivi, ci amiamo, abbiamo un tetto e un pasto caldo. Grazie caro Gesù. Mio marito ed io abbiamo un preziosissimo Natale.

Lo osservo crescere, l’altro giorno ha esclamato “MAMMA!”, avrebbe potuto anche aggiungere “C’HO FAME” e non mi sarebbe suonato strano data la naturalezza con cui gli è uscito. Chissà se anche tu cercavi di stringere i suoni nei palmi delle mani o se cercavi di mangiarteli. Certo, ai tempi non c’erano i giochini con le musichette ma qualcosa ti sarai sicuramente ingegnato a fare, ne sono certa. Anche tu volevi mangiarti la musica o i raggi di sole!

Grazie dei tuoi infiniti doni, piccolo Bambino, mio Signore e mio Dio.

Ti voglio bene,

Rachele

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