Tipi loschi #2: in Paradiso c’è un po’ meno spazio

“Ordinarie follie” di Edoardo Dantonia

Pare veramente che tutti i miei migliori amici siano morti. Questa volta, oltretutto, la dipartita è alquanto recente, siccome non è ancora passato un giorno da quando la mia fidanzata mi ha telefonato per annunciarmi che Bud Spencer ha concluso la sua avventura terrena per cominciare quella celeste. Da ieri c’è un bel po’ di spazio in meno in Paradiso, anche se immagino che angeli e santi si siano stretti piuttosto volentieri. Anzi, credo fortemente che ci sia stato un gran via vai di gente attorno al pachidermico nuovo arrivato, tanto era atteso. Da lassù c’è un altro grande (e grosso) amico che veglia su di me, su di noi, accanto all’altrettanto ingombrante Chesterton. Immagino poi che le riserve di spaghetti e fagioli stiano correndo un grosso pericolo, per cui spero che nella superna mensa si provveda a fare scorta, altrimenti qualcuno potrebbe arrabbiarsi e infischiarsene dell’angelico ambiente in cui si trova (col cibo non si scherza!).

C’è un qualche misterioso collegamento tra la dimensione del cuore e quella del corpo. Non dico che le persone magre e piccole siano prive di cuore, ci mancherebbe, ma ho notato che un uomo più è grosso e più è buono. Ciò può derivare dal fatto che un uomo grosso non ha bisogno di imporsi sugli altri, perché lo fanno già le dimensioni per lui, e per questo motivo si trova in una posizione di maggior cura e protezione nei confronti dei più deboli. Oppure può trattarsi di una più spiccata umiltà, generata dal fatto che le persone grasse sono considerate generalmente brutte e di conseguenza non corrono il rischio d’inorgoglirsi di fronte a un qualunque complimento di carattere estetico. Quest’ultima argomentazione appartiene a un individuo piuttosto di parte, cioè il già citato Chesterton, perciò la si potrebbe anche considerare come una scusa per la sua enormità; ma conosco troppo bene il grasso inglese per credere ad una tale insinuazione.

Bud Spencer è morto ed è un mio amico, ma non c’è alcuna connessione logica tra le due cose. Egli era mio amico anche prima di morire, anche se ora lo è ancor di più in virtù del fatto che adesso posso rivolgergli preghiere, speranzoso che mi stia quantomeno ascoltando (non pretendo infatti che si senta in dovere di perdere tempo per me).
Ad ogni modo, Bud è mio amico anche perché è un tipo losco, che in vita commise atti ignominiosi. Uno tra tutti spicca per la sua dissenatezza e follia: il grosso partenopeo rimase accanto ad una sola donna per tutta la vita, in un’epoca in cui “La Scienza” ha dimostrato che il tempo massimo di una relazione si aggira attorno ai due o tre anni. Fu poi protagonista di una serie di film altamente diseducativi, in cui i cattivi vengono presi a manate ma non uccisi. Non una sola goccia di sangue viene versata nella lunga filmografia di Bud e, nonostante io sia poco o nulla un pacifista, trovo alquanto rivoluzionaria la rappresentazione di un eroe che usa una violenza “buona”, per così dire, con cui difende i deboli e punisce i cattivi, ma senza odio né vendetta. Infine, trovo doveroso ricordare come l’attore non amasse vantarsi dei suoi successi cinematografici, mentre preferiva di gran lunga essere lodato per quelli sportivi. Egli era infatti convinto che al cinema sia più che altro il pubblico a creare il tuo successo: se questo decide che sei bravo o bello, allora sei bravo o bello. Nello sport, invece, o si vince o si perde. Come diceva lui, nello sport era tutto suo il merito.

Certo è complice in tutto ciò il fatto che io, come tantissimi altri, sono cresciuto coi suoi film, che mi sono stati accuratamente somministrati da quel diavolo di mio padre nel corso degl anni, di conseguenza il suo faccione appartiene alla mia mente quasi come quello dei miei genitori e dei miei primi amici. Ma questo non basta. Sono difatti saldamente convinto che il motivo del successo di Bud Spencer sia più di ogni altra cosa la sua umanità, fatta di valori popolari e semplici, antichi e vivi. Non è tanto l’attore che ha conquistato i nostri cuori, quanto l’uomo. Non è tanto lo sportivo (pur coi suoi risultati epocali) che ci ha fatto innamorare, quanto l’amico. Ecco perché ieri ho pianto, come mai ho fatto per alcuno degli attori e cantanti che ci hanno lasciati nell’arco della mia vita. Bud era più di una celebrità (titolo che peraltro non gli calzava affatto). Bud era un amico.

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