Potete ascoltare a questo link la registrazione della terza puntata della trasmissione “La vocazione al matrimonio e alla famiglia” andata in onda su Radio Maria martedì 2 maggio 2017 dalle ore 18 alle 19.30, condotta da Giuseppe e Anita Signorin (appunto noi due, i Mienmiuaif!).
Qui sotto trovate anche il testo della lettera sulla “Regina del Cielo, Regina della Casa”, la nostra canzone “Regine Coeli” e i contributi preziosissimi delle super amiche Madre Maria Michela delle Monache del Cuore Immacolato, Costanza Miriano e Laura Debolini (autrice insieme al marito Filippo Fiani di “Il centuplo quaggiù. Adozioni internazionali e tanta Provvidenza“, di prossima pubblicazione)!
Le prossime tre puntate saranno i primi martedì dei mesi di luglio, settembre e novembre.
Lettera a una moglie
Non te la prendere se mentre scrivo a te mi rivolgo alla Mamma, amore mio. Mamma, se Anita se la prende perché mi rivolgo a Te e non a lei in questa lettera, non te la prendere. Ma tanto non penso che Anita se la stia prendendo e in ogni caso sono sicuro che Tu non te la prenderesti mai per una cosa del genere. Sei troppo buona. E poi anche Tu sei una moglie. Mi è stato chiesto più di una volta come mai il mio libro, “Lettere a una moglie”, da cui sto prendendo spunto per queste altre lettere “live” nella Tua Radio, si chiami così. Perché non “Lettere a mia moglie” o “alla moglie”? Non ho mai capito neppure io il perché, mi è sempre suonato bene “Lettere a una moglie”, mi pareva il titolo giusto, non c’ho pensato più di tanto, ma d’altronde io sono pure il colpevole del nome della marito-moglie band “Mienmiuaif”, insomma, grazie a Dio Tu sei piena di misericordia e sei pure mia Mamma, mi ami così come sono anche se cerchi di migliorarmi, però ecco, adesso mi fa proprio comodo che il libro di cui queste lettere sono idealmente una prosecuzione si chiami “Lettere a una moglie” e non in un altro modo, perché rivolgendo questa lettera a Te, e non a mia moglie, la rivolgo comunque a una moglie. Come sanno tutti, infatti, sei sposata con san Giuseppe, di cui fra l’altro porto il nome e di cui sono un fan sfegatatissimo (“fan” nel senso di devoto, non fraintendermi…). E poi Sei l’unica moglie di cui la mia non è gelosa, anzi. Più rimango in Tua compagnia, più lei è contenta. Già, perché funziona così, lo sperimenta quotidianamente lei stessa: è sufficiente pensarti per migliorare. Anche come moglie. La mia ormai ha raggiunto livelli stratosferici. Ha cominciato da pochi anni ed è già cintura nera. Tutto merito Tuo. Ultimamente ha addirittura imparato a non chiedermi di continuo informazioni sul film che stiamo guardando, quando ne stiamo guardando uno insieme le poche volte che ne troviamo di belli, che magari finiscono bene senza violenza del tipo che qualche personaggio magari scivola e a lei viene un colpo tanto che fa un salto sul divano. Anita infatti è molto sensibile. Comunque da qualche tempo a questa parte deve avere intuito che se lei ci parla sopra tutto il tempo, io non posso capire quello che dicono e che succede e quindi non posso spiegarglielo. Sei stata sicuramente Tu, Donna del silenzio, a trasmetterle un po’ di questo sublime dono – almeno quando guardiamo un film.
Ma ora passiamo al latino. Riscoprire le bellissime preghiere che recitavano i nostri nonni, cara Mamma, mi sta aiutando in un’opera che porto avanti da alcuni anni: salvare Anita dall’idolatria dell’inglese. Mi spiego meglio: Anita sa molto bene l’inglese, lo parla alla perfezione, eppure noto che gli dà un’importanza esagerata… Certo, l’inglese serve, ci mancherebbe, ma insomma, non è mica qualcosa di sacro… “Il giorno della fine non ti servirà l’inglese”, canta Battiato ne “Il re del mondo”. Non che sia un esempio di ortodossia cattolica, Battiato, ma qui c’azzecca. L’inglese non è tutto! E allora mi sto sforzando, più o meno da quando la conosco, di smontarle questo idolo che si è fatta, influenzata certo dal pensiero dominante. Anche il nome della nostra marito-moglie band, “Mienmiuaif”, ha questo significato. Storpiando la pronuncia di “me and my wife”, “io e mia moglie” in inglese, appunto, e inserendoci un errore, cerco di aiutare Anita a desacralizzare questa lingua verso cui nutre fin troppo rispetto. Dovendo pronunciare il nome della nostra band, soprattutto per spiegarlo agli amici, è costretta insomma a parlare un inglese scorretto, e già questo basta a rendermi felice e sentirmi utile. Non è semplice infatti farle credere di non sapere bene l’inglese, io che alle medie ero uno dei più bravi della classe, non è semplice trovare ogni volta pronunce e forme sintattiche che le facciano sgranare gli occhi per disintossicarla da questa specie di ossessione, ma con un po’ di pazienza e il Tuo aiuto vedo che i frutti non mancano. Anche se mi rendo conto benissimo che ben più dei miei sforzi funzionano le preghiere in latino, soprattutto quelle indirizzate a Te, Mamma.
E allora sono doppiamente felice di aver fatto cantare ad Anita questa gioiosa antifona che si utilizza nel tempo pasquale, il Regina Coeli. Degli amici stupendi, Emanuele e Laura, hanno realizzato pure un video, che ovviamente in Radio non si vede ma tu Mamma sicuramente non te lo sarai persa su YouTube – avrai avuto anzi anche la possibilità di seguire e aiutare Emanuele e Laura durante le riprese. Il video è un giro in macchina fra le strade di Milano, fino a raggiungere Te, una Tua statua che indica l’alto, il Cielo. Sono stati bravissimi e geniali – sono dei grandi artisti, lui regista teatrale e scrittore, lei ballerina, coreografa, fotografa -, hanno interpretato alla perfezione il nostro intento: portarTi da tutte le parti, anche quelle dov’è più difficile trasmettere il Tuo messaggio di bellezza e di amore, nelle città, dove tutti pensano di sapere già tutto, nonostante per la maggior parte dei casi non se la passino molto bene. Te lo dico – ma lo saprai già – perché anch’io ho vissuto in una grossa città – Milano appunto – per una decina di anni. Noi vogliamo portarti ovunque, in macchina con noi, a piedi, in ogni posto, soprattutto là dove c’è più bisogno di Te, perché solo Tu sai indicare nella maniera perfetta il Cielo. Solo Tu puoi portarci a Tuo Figlio Gesù. Il Creatore stesso ha scelto Te per questo scopo.
Regina coeli, laetare, alleluia. Rallegrati Regina del Cielo e rallegraci, donaci la Tua santa allegria per portarti ovunque. Noi vogliamo che tu sia la Regina del Cielo ma anche della terra, della nostra quotidianità, delle nostre macchine quando siamo in macchina, come nel video che hanno girato per noi Emanuele e Laura, delle nostre case quando siamo in casa, perché è nelle cose di tutti i giorni che è più difficile trovare l’eterno, ma è proprio lì che si nasconde meglio, è proprio lì che dobbiamo scovarlo noi sposi, è questa la nostra vocazione. Trovare l’eterno, e quindi l’amore, fra le pentole della cucina, nel rosmarino appena piantato nell’orto (ti sarai accorta che da qualche tempo mi sto dedicando a questa preziosa arte). Senza idolatrare nulla, per carità, com’è capitato ad Anita con l’inglese, ma su questo stiamo lavorando come ti ho detto poche righe più su e come sicuramente già sapevi, senza idolatrare nulla, ma cogliendo in ogni cosa un’opportunità per scovare una scintilla di Dio. Perché Dio ama farsi piccolo, fino a diventare un pezzettino di pane e un goccio di vino, e quindi ama di certo essere presente anche nelle faccende domestiche, da quelle in apparenza più insignificanti a quelle più serie, tipo la raccolta differenziata – a questo proposito se puoi rasserenare Anita durante uno dei suoi tanti rosari, le avevo detto infatti che me ne sarei occupato io ma ho così tanti impegni che come faccio… ogni tanto insomma può capitare che mi dimentichi…
Quia quem meruisti portare, alleluia. Gesù, che hai portato nel Tuo seno, portacelo anche a noi, Mamma, chiediGli quell’amore che ci serve per amare e renderti allegra. Dio che si è fatto feto e poi bambino, portalo nelle nostre case. Dio che ha voluto crescere in una famiglia, in mezzo a un papà e a una mamma, a un marito e a una moglie. San Giuseppe gli insegnava un mestiere e tu gli cucivi i vestitini. Dio che si è fatto fare i vestitini dalla mamma. Dio è il vero femminista, tu sei la vera femminista, non quelle scimmiottature che si vedono in giro ormai da troppi anni. Anita stessa è rimasta folgorata dall’arte di cucire, un’arte così poco valorizzata, oggi, ma che a quanto pare – almeno osservandola lavorare – riserva più gioie di tante altre carriere. È a rischio idolatria anche su quel fronte, oserei dire, ma c’è il dobermann di suo marito a vegliare, non ti preoccupare, Mamma (sì lo so che ho più idolatrie io di Anita, ma non vorrei occupare troppo spazio parlando di me in questa lettera, e poi siamo quasi alla fine).
Resurrexit, sicut dixit, alleluia. Come aveva detto, è Risorto. Se riesco a essere contento io, di questa buona notizia, figuriamoci Tu, Mamma. Sua Mamma. Mamma di Dio, oltre che Mamma mia e Mamma nostra. Di un Dio che si è fatto uomo, si è fatto uccidere e poi è risorto. Ha messo KO la morte. E tanti saluti. Ok, qui ci sarebbe da stare contenti una vita. E allora rallegriamoci. Siamo ancora nel tempo pasquale, siamo nel mese di maggio, il Tuo mese, siamo nel 2017, a cento anni dalla Tua apparizione a Fatima, per ricordarci che Dio è Risorto ma che noi invece siamo mezzi rincitrulliti e non abbiamo capito niente della vita. Dio è Risorto ma noi siamo morti, e allora Tu ti dai da fare per darci una mossa, per darci la vita, per farci capire che dobbiamo combattere anche noi la nostra buona battaglia e non starcene seduti sul divano davanti alla TV (mariti esclusi, ovviamente, almeno in alcuni momenti di relax, privilegio del nostro status). Ognuno al proprio posto, uniti in battaglia. Neanche una finale di Champions League può dare tanta adrenalina (a me almeno, ad Anita di certe cose interessa solo come le pronuncio in inglese).
Ora pro nobis Deum, alleluia. Sì, prega per noi Dio, Mamma. Lo conosci di certo più Tu. Pregalo per tutte le donne, per tutte le mogli del pianeta. Che capiscano quanto prezioso è il loro ruolo, quanto sono insostituibili. Che ogni moglie sappia cantare il proprio magnificat come lo hai cantato Tu, che ogni moglie sappia farTi spazio e attraverso di Te toccare il cuore di Dio. Dio può tutto ma resistere alle preghiere di una donna, di una moglie in particolare, quello non ci credo… Quando le moglie iniziano a parlare… Scherzo, Mamma…
Gaude et laetare, Virgo Maria, alleluia. Quia surrexit Dominus vere, alleluia. È veramente Risorto, Mamma. È veramente Risorto. Chiedi a Tuo Figlio Risorto che ci benedica, chiedi al Padre che ci benedica, chiedi allo Spirito Santo tutti i Suoi doni per noi. Di solito termino le lettere con un “ti amo” rivolto ad Anita. L’ho abituata bene, insomma, Mamma, puoi essere fiera di me. Ma questa volta che ne dici se la faccio ancora più contenta con un “I love you”?
Bonus tracks
LA DONNA IN RELAZIONE A MARIA della nostra fantastica Madre Maria Michela delle Monache del Cuore Immacolato!
Maria di Nazareth, la Madre di Gesù è la più grande donna di tutti i tempi ed è, da sempre, l’unico e sublime Modello di ogni donna cristiana.
L’opera mirabile compiuta dal Creatore in Maria, offre alle donne la possibilità di scoprire la loro dignità e la grandezza della loro missione: la stima che Dio nutre per la donna.
La Vergine di Nazareth è stata presentata, in alcuni casi, come il simbolo della personalità femminile racchiusa in un orizzonte domestico ristretto ed angusto. Maria, al contrario, costituisce il modello del pieno sviluppo della vocazione della donna sposata, avendo esercitato un influsso immenso sul destino dell’umanità e sulla trasformazione della società.
La donna è chiamata ad essere moglie e madre: è chiamata alla santità sulle orme di Maria poiché Ella è il Modello femminile per la donna sposata in tutto.
– La sposa cristiana dona la propria verginità al suo sposo, perché il loro matrimonio, sacro e indissolubile, sia anche fecondo di figli e di santità. L’amore a Maria ispira quel grado di purezza di cuore che fa desiderare agli sposi di unirsi solo per amore e non per la ricerca dell’esclusivo piacere sensuale, pur legittimo nel matrimonio.
– La sposa cristiana, come Maria, esercita un ruolo di mediatrice tra il padre e i figli: ciò che i figli ricevono dal padre – lineamenti fisiologici o fisionomici – lo ricevono attraverso la madre. Ella, da parte sua, arricchita dai valori dello sposo, trasmette tutta la ricchezza della sua anima in quella dei figli. Questa funzione mediatrice permane durante tutta la sua vita.
– La sposa cristiana è l’anima della casa nella preghiera: Maria infatti «serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2, 19). È Lei la Maestra del silenzio, della soavità e della profondità dei rapporti interpersonali sempre regolati dalla sublime carità.
– La sposa cristiana si adorna come i fiori del campo: il suo modo di vestire trae ispirazione dall’eleganza naturale di Maria: in quegli abiti semplici, belli e solenni si ritrova la dignità della Figlia di Sion.
– La sposa cristiana abbellisce il suo volto come fa il tocco di una farfalla su un fiore, come fa il tocco finale dell’artista sull’opera d’arte ultimata: non una maschera, ma un riflesso di luce sul volto di un’anima già abbellita dalla grazia. Maria riafferma il senso sublime della bellezza femminile, dono e riflesso della bellezza di Dio.
Quando gli sposi sono così spirituali, i sentimenti tra marito e moglie sono allora i più fini e delicati: devozione, rispetto, stima, ammirazione, dolcezza, riverenza, dedizione, gioia di vedersi e di vivere insieme a Dio.
Preziosissimo contributo della nostra musa ispiratrice Costanza Miriano!
Maria, tu che “in paradiso sei il paradiso di Dio”, spiegami, perché tutti – persino il tuo creatore – desiderano stare con te? Cosa rende così attraente la tua compagnia? Come si può essere una sposa dolcissima come sei tu? Io penso che il segreto sia il tuo cuore immacolato. Cioè un cuore che non trattiene nulla per sé. Tu sei tutta sì a Dio. Il tuo amore dunque è il contrario del possesso, tu continui a dare la vita ai tuoi figli in eterno, perché sai amare di quell’amore libero che vuole che l’altro sia sempre più se stesso. Tu vuoi che ogni tuo figlio realizzi il piano di Dio su di lui. Insegnami a essere una moglie e madre capace di un amore pallidamente somigliante a questo, un amore che è tutto dare per il destino dell’altro, non per quello che io desidero, perché a volte io non so neanche desiderare bene. Insegnami a volere il vero bene di mio marito, dei nostri figli, a non cercare in loro conferme del nostro valore. Insegnami dunque a diffidare dei miei sentimenti, ad ascoltare come tu hai saputo fare, a custodire nel silenzio quello che non capisco subito. Io so che più farò così più mio marito somiglierà a san Giuseppe, ogni giorno più capace di un amore fattivo, concreto, silenzioso, fedele, costante, poco appariscente ma capace di custodirmi come una roccia. Insegnami ad accarezzare questa roccia con leggerezza e amore lieve e silenzioso, capace di dire sì a Dio, e dunque a lui.
E per finire la fantastica moglie e mamma Laura Debolini!
Quando penso a Maria sposa di Giuseppe mi viene in mente che per Lei è stato subito evidente che lo sposo è solo l’immagine dello Sposo con la S maiuscola, e che attraverso l’obbedienza a lui si impara l’obbedienza a Lui, con la L maiuscola.
A Maria chiedo di insegnarmi la pazienza che limiti le lamentele e il senso di insoddisfazione e mancanza.
Maria aveva un legame privilegiato e diretto con Dio e Giuseppe, pur essendo santo, certo non poteva colmare il desiderio di infinito di Maria, così come ogni sposo (che tra l’altro è mediamente meno santo di Giuseppe…), ogni sposo non può colmare il desiderio di infinito della propria sposa.
Questo legame sponsale esce subito dalla logica dei “due cuori” e rende evidente che se noi sposi vogliamo essere a immagine degli sposi di Nazareth dobbiamo chiedere allo Sposo eterno di abitare insieme a noi.
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