Ecco cosa ci scrive la nostra amica Marta a proposito di Canzone vintage…
Quando il mio fidanzato mi ha chiesto di sposarlo, la risposta non è stata così chiara e felice come nei film. È iniziata con un “Dammi un attimo” ed è proseguita con un tremolante “ok”.
Mi sono accorta di quante aspettative ci siano se hai 24 anni e ti vuoi sposare. Sembra che tutti debbano essere appassionatissimi di quello che hanno studiato, avere un lavoro che sia il centro della vita, per cui sia bello svegliarsi ogni mattina. Sembra sia obbligatorio trovare un mix vincente per essere felici, indipendenti, girare il mondo… Come se tutti dovessimo vivere con le farfalle nello stomaco tutti i giorni e allo stesso tempo seguire tutti i desideri istantaneamente, perché altrimenti non ha senso avere un rapporto se non si possono fare anche tutte queste cose… Mi pare peggio che fare l’equilibrista a 100 metri da terra.
Poi guardo i miei nonni, vedo una donna che non è mai uscita dal suo paese e ha fatto la cosa che ha sempre saputo che avrebbe fatto: la moglie e la mamma. Un marito che semplicemente ha lavorato per la sua famiglia, senza troppo romanticismo. Il regalo di primo anniversario di matrimonio è stato un lavandino per lavare con più comodità a mano i vestiti, e di fiori non ne sono arrivati un granché.
La cosa più semplice e naturale di questo mondo: niente fuochi d’artificio o effetti speciali.
Se la vedo, immersa come sono in questo tempo, mi sembra una vita che non augurerei a nessuno. Così noiosa, così chiusa nella propria famiglia.
Nella quotidianità, che sembra noiosissima, ha costruito la sua relazione con suo marito e i suoi figli, senza tanti viaggi e cene fuori.
E adesso quando la vedo sporcarsi le mani – decisamente “senza guanti” – capisco quanto frutto ci sia nello STARE in questa relazione prima di tutto, nel giocarsi tutto senza badare troppo a quello che hai o quello che non hai.
In queste piccole cose, piccoli sacrifici, alla fine vedi crescere un amore che ti stupisce e ti sorprende e vedi che cose incredibili hanno portato tutte quelle sveglie alle 5 per preparare la colazione al marito che va al lavoro, per aprirgli il cancello così che non dovesse scendere dalla macchina per aprirlo.
Cose semplici e banali, così piccole che però sono entrate loro nel cuore. E adesso che la nonna deve gestire la malattia del nonno, così faticosa fisicamente e psicologicamente, io mi chiedo “Ma come fa?”.
E credo che la risposta vada ritrovata in tutti quei cancelli aperti quando era ancora buio e in tutte quelle altre cose per noi insignificanti, che però hanno portato un frutto che a me sembra miracoloso.
E quindi quando ho sentito Canzone vintage mi è sembrato che mi avessero letto nel pensiero. O quanto meno avessero ascoltato tutti quei discorsi con mia mamma che terminano con “Comunque la nonna è molto più avanti di tutte noi messe insieme”… – e mia mamma che risponde puntualmente con una fragorosa risata, ma io ne sono sempre più convinta.
E quindi grazie Mienmiuaif per aver scritto una canzone che mi ricorda che non devo essere per forza un’equilibrista e che se guardo indietro trovo tanta bellezza!