by Rosa Evangelista, una ragazza di 17 anni che c’ha mandato questo articolo scritto in stile “Mienmiuaif” pubblicato nel blog della sorella Anna – ilblogdiunrabarbaro – e che noi condividiamo stravolentieri
I santi sono pazzi.
Se pensi di essere trasgressivo perché metti il calzino fluorescente o perché usi l’aggettivo “medievale” come se fosse prezzemolo, beh, non lo sei.
Non sarai mai trasgressivo e ribelle come i santi.
Se li togli un attimo dalla posa santino (che fa comodo a molti cattolici) dove i santi appaiono mezzi smorti, i loro cuori selvaggi iniziano a stravolgerti l’esistenza e farti tremare le gambe dalla paura.
Questi ragazzetti sono imprevedibili, liberi, scandalosi, belli. Attraenti più di Derek di Grey’s Anatomy.
Se tu li lasci un po’ fare, ti iniziano a prendere a schiaffi. Prendono a schiaffi il cattolicesimo borghese da “rito vuoto”, la slealtà con cui baratti i tuoi desideri infiniti con robetta da quattro soldi (inseguendo il perché fanno tutti così), il buonismo spiritualoide da cuoricino glitterato. Come se Cristo, duemila anni fa, avesse fondato il Club della Gentilezza, invece di morire in croce per guarirci dal marciume e dallo schifo che ci portiamo dentro.
Ancora non è chiaro? I santi spaccano, sono dei tosti veri!
Io ho diciassette anni e mentre tutto il mondo mi offre “bocconcini Bio senza conservanti con latte da mucche pettinate con cura ogni giorno”, in realtà mi sento una gattaccia affamata di vita, di amore roccioso e cose vere, spesse, vive.
Chiara d’Assisi a diciotto anni (ripeto, diciotto) scappò di casa di notte, si fece tagliare i capelli lunghi e setosi da pubblicità Pantene, vendette la dote, tutto mentre il padre la inseguiva dappertutto a cavallo, arrabbiatissimo (chiudi gli occhi per un secondo e immaginati la storia al giorno d’oggi).
Un martire cantava e saltellava mentre andava verso il Colosseo dove i romani, di lì a poco, l’avrebbero fatto sbranare da belve feroci. Ed era felice.
Giovanni Paolo II si ricordava del volto di tutte le persone che incontrava, anche se solo per un secondo.
L’assassino di don Pino Puglisi non riesce a togliersi lo sguardo bruciante di 2P dalla testa e infatti ha cambiato vita. È il brillio degli occhi di un secondo, che fa impressione a un sicario della mafia.
E io dico, chi ha colpito chi? Chi ha vinto? Come fanno sempre a vincere queste donne e uomini?
Quando l’ho scoperto mi è venuta l’orticaria, un fastidio, una paura da cani. Chi c’è sotto?
La verità è che lo sguardo di Cristo ti rimane appiccicato addosso peggio della Vinavil, anche del Super Attak. Lo sai che non è come tutti gli altri. È peggio di quei braccialetti che ti danno ai villaggi vacanze, che non si tolgono manco se ti stacchi la mano.
I santi sono i veri vincenti, e noi gli sfigati della situazione.
E allora ho capito: io non la voglio una felicità piatta. È robaccia. È di una noia mortale. È di una piccolezza insopportabile e logorante. È il peggio del peggio che c’è. È da gentaglia che va al fiume per cambiare l’oro in stagno, come canterebbe De Gregori.
E se dici che a te questo basta, io non ti credo, tanto poi se parte la canzone romantica che dice “io ti amo infinitamente”, alzi il livello dei mari di chilometri per la quantità di lacrime versate.
Io non voglio essere una persona moderna, io voglio essere una persona eterna. Io voglio uno sguardo che cambia il mondo, un cuore così selvaggio, così libero, così bello.
Niente di zuccheroso e mieloso da far venire da vomitare, non un insensato andrà tutto bene, ripetuto fino allo sfinimento.
La santità è roba seria.
San Francesco non era un hippie pacifista senza cervello. Era uno che prima di essere santo voleva fare il cavaliere e che aveva tutto, ma si sentiva vuoto lo stesso.
Se ti autoconvinci che la vita sia tutto qui, mentre il tuo cuore è un disastro, forse manca qualcosa. Leopardi, infatti, non era pessimista, ma solo il più realista di tutti. Perché, o Cristo salva, o non serve. O è niente, o è tutto. Non può essere uno dei tanti gusti che trovi in gelateria.
O Dio è il cono, o è inutile e puoi anche non andarci in chiesa.
“Ma io così…”, “ma no, perché…”. Blablabla. Solo muffa!
Essere santi non è roba da perfezionisti, anzi! I santi sono come quelli che vanno dalla sarta con quattro stracci, e mentre il mondo li assembla e crea un costume da Arlecchino, con quel poco Dio ti fabbrica un vestito da sera strepitoso (magari anche con lo spacco).
E tutti si chiedono: “Ma come ha fatto?!”.
E i santi rispondono: “Boh, glieli ho solo dati tutti!”.
Insomma, per me i santi sono l’hot topic che dovrebbe essere sulla bocca di tutti. Loro ci mostrano, come veri #spiritiguida, quanto spaziale – irripetibile – felice – bella – grande – piena, possa essere la nostra vita.
Perché, in fondo, la nostra patria è la pienezza della vita.
(Per il seguente articolo non è stata maltrattata nessuna sorella)