by Carmina Caiffa
Immaginate il classico ragazzino che lascia la Chiesa post cresima nell’insopportabile caldo di giugno. Nella foto ricordo ho l’espressione di chi ha appena mangiato qualcosa di avariato.
Poi ho iniziato a crogiolarmi tra ateismo e agnosticismo. Era ovvio per tutti che la Chiesa fosse un’istituzione di potere e i media continuavano a darmi conferma di quanto pensavo. Avevo un certo senso della giustizia, difendevo i deboli dai bulli, ma denigravo cristiani e Chiesa. I cristiani, per me, erano ridicoli. E pochissimi. Uno o due su circa trenta persone in media, secondo la mia esperienza. Il volto di un’Italia cattolicissima.
Non avevo un’alta considerazione dell’essere umano. Per uno pseudo-ateo quasi agnostico che valore vuoi che abbia l’uomo? Vuoi abortire? E qual’è il problema? Meno male che chi aveva un cuore ha previsto l’obiezione di coscienza.
Ero pure convinto di sapere cosa fosse l’amore. Quella cosetta emotiva che ti degrada nel tempo fino a un matrimonio che smette di farti sentire vivo per via di quel poco che ritieni sia la libertà. In fondo il matrimonio nemmeno serve, è un contratto. Basta convivere, così poi posso invertire la marcia quando mi pare. Però quel contratto sembrava comodo, un modo per non far scappare qualcuno. Come per dire: “Ora ti ho in pugno”.
Ero però affascinato dal cielo notturno, dalla scienza, dalla fisica teorica. Mantenuto sul ciglio dell’ateismo da una qualche convinzione sul soprannaturale o comunque su una naturalità mistica (deliri da materialista). Dio, per me, poteva essere l’universo stesso.
In questo delirante periodo di ricerca avevo incontrato sulla strada un po’ di tutto (e mi ci ero interessato): il paranormale, lo scientismo (inconsapevolmente, come tantissimi altri a quanto vedo), la filosofia orientale e cose simili. Fin quando Dio non mi ha chiesto che cosa ne sapessi davvero del Cristianesimo.
Sembra banale e io non so come altro spiegarlo, ma è stato un approfondimento sul libro di storia dell’arte a interpellarmi. Non c’è nulla di straordinario, stavo semplicemente studiando per un esame universitario. Quello che ha innescato la domanda su Gesù Cristo è stato leggere che gli angeli erano stati rappresentati in passato con barba e senza ali. Forse entro nel guinness dei primati per il motivo più ridicolo per tornare a Cristo, ma è andata proprio così. Mi piace pensare che sia stata ironia divina.
Certo, tutte quelle fisse sullo spazio, le meditazioni orientali, il paranormale, erano il lavorio sapiente dello Spirito che agiva in me. Paradossale anche questo, ma oggi sono convinto che sia così. Però il colpo di grazia (letteralmente) mi è stato dato con quell’approfondimento. Un montante nel momento in cui avevo la guardia bassa.
Se non sapevo nulla sugli angeli, cosa sapevo davvero sul Dio dei cristiani, soprattutto cattolici?
Abbandonato ogni pregiudizio mi sono messo in discussione per conoscere Colui al quale una volta avevo ipocritamente fatto qualche richiesta, prontamente esaudita, senza mai averlo preso sul serio. Tanto da rinnegarlo immediatamente una volta ricevuto quanto richiesto.
Finalmente lo Spirito, che mi era stato donato col sigillo, poteva lavorare sulla giusta materia. Ho concluso che ero io in errore. Guardando meglio la storia e la mia vita, mi sono accorto che Dio era più volte intervenuto. Ho iniziato così a leggere il Vangelo. Notando quanto vivevo male mi sono fiondato in confessionale.
Va detto che solo la Chiesa cattolica fa questo. Dio interviene nella storia e nella vita, era anormale che mi perdonasse così, in astratto. Serviva un ministro, un segno di quelli che usa sempre Lui. Non si poteva andare in nessun altro posto.
E conversione fu. Processo lungo e sempre in corso.
All’inizio volevo si convertissero tutti. Ho parlato tanto agli amici di questa cosa. Senza grandi risultati. Fino a qualche anno fa, quando a uno di questi miei amici è capitato un mezzo guaio. Gli ho detto che Dio è un fuoco che non consuma, l’ho portato davanti al tabernacolo e poi l’ho trascinato da un confessore. La confessione è il sacramento del ritorno. Ci salva.
Insomma da questi fatti ho capito che Dio conosce i nostri momenti, quelli in cui ci può pescare. Noi no. Dio usa la fiocina. La rete è per gli apostoli. Lui è più preciso, nuota più a fondo. Come l’angelo dell’estasi di Santa Teresa. Gli è apparso trafiggendole il cuore con uno “strale d’amore”. Così fa Lui, attende il momento in cui trafiggerci e trarci sulla sua barca.
Bello!
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